Omega 3: Croce o Delizia?
Il recente studio pubblicato sul British Medical Journal intitolato “Regular use of fish oil supplements and course of cardiovascular diseases: prospective cohort study” ha suscitato un notevole interesse e alcune preoccupazioni riguardo all’uso di integratori di olio di pesce per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Lo studio ha rilevato che l’uso regolare di integratori di olio di pesce era associato a un aumento del 13% del rischio di sviluppare fibrillazione atriale e a un aumento del 5% del rischio di ictus in persone senza malattie cardiovascolari preesistenti. Tuttavia, tra coloro che avevano malattie cardiovascolari all’inizio del periodo di monitoraggio, l’uso regolare di integratori era associato a una riduzione del 15% del rischio di progressione dalla fibrillazione atriale a un attacco cardiaco e a una riduzione del 9% del rischio di progressione dall’insufficienza cardiaca alla morte.
Analizziamo però i limiti principali di questa ricerca, così come evidenziato dagli stessi autori:
- Disegno osservazionale: lo studio è stato progettato come uno studio di coorte prospettico osservazionale. Questo tipo di studio non può stabilire causalità, ma solo associazioni. Pertanto, mentre lo studio ha trovato associazioni tra l’uso di integratori di olio di pesce e vari esiti di salute cardiovascolare, non può confermare che gli integratori siano la causa diretta di questi esiti.
- Mancanza di informazioni dettagliate sui supplementi: non sono disponibili dati dettagliati sulla dose e sulla formulazione specifica degli integratori di olio di pesce utilizzati dai partecipanti. Questa mancanza di specificità limita la capacità di comprendere se determinati tipi o dosaggi di Omega 3 possano avere effetti differenti.
- Possibili confondenti: anche se lo studio ha cercato di controllare vari fattori confondenti, come età, sesso, fumo, consumo di pesce non oleoso, pressione alta e uso di farmaci per abbassare il colesterolo, non è possibile eliminare completamente l’influenza di altri fattori non misurati che potrebbero aver influenzato i risultati.
- Durata del follow-up: sebbene il follow-up medio di quasi 12 anni sia un punto di forza, c’è sempre il rischio che i cambiamenti nelle abitudini dei partecipanti durante questo periodo non siano stati completamente rilevati, il che potrebbe influenzare i risultati.
- Possibile bias di auto-selezione: I partecipanti che scelgono di prendere integratori di olio di pesce potrebbero avere comportamenti di salute o caratteristiche di base diverse rispetto a quelli che non li prendono, il che può introdurre un bias di selezione nello studio. Questo potrebbe influenzare i risultati e la loro interpretazione.
I risultati dello studio suggeriscono che gli integratori di olio di pesce potrebbero avere effetti differenti a seconda dello stato di salute cardiovascolare preesistente degli individui. Tuttavia, a causa dei limiti evidenziati, è necessario interpretare questi risultati con cautela. Ulteriori studi, idealmente con disegni sperimentali randomizzati controllati e con una maggiore varietà etnica e di età, sono necessari per confermare questi risultati e chiarire i meccanismi alla base degli effetti degli Omega 3 sulla salute cardiovascolare.
Come naturopata, inoltre, ritengo essenziale, dopo aver analizzato questi studi con una lente critica, evidenziare contestualmente i benefici comprovati degli Omega-3 (da solide evidenze scientifiche) per la salute globale:
- Salute cardiovascolare: gli Omega-3 sono noti per ridurre i livelli di trigliceridi, diminuire la pressione sanguigna e migliorare la funzione endoteliale. Questi effetti combinati possono ridurre il rischio di eventi cardiovascolari in individui ad alto rischio.
- Infiammazione e salute cerebrale: gli Omega-3 hanno proprietà antinfiammatorie, che possono ridurre l’infiammazione sistemica e cerebrale. Questo è particolarmente importante per la prevenzione e la gestione delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
- Malattie autoimmuni: alcuni studi suggeriscono che gli Omega-3 possono modulare il sistema immunitario, riducendo l’incidenza di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla.
- Dislipidemie e Metabolismo: gli Omega-3 aiutano a migliorare il profilo lipidico, riducendo i trigliceridi e aumentando il colesterolo HDL (“buono”). Questo effetto è benefico per il metabolismo e la salute cardiovascolare.
Da rilevare inoltre che il rapporto tra Omega-6 e Omega-3 nella dieta occidentale è notevolmente sbilanciato. Idealmente, questo rapporto dovrebbe essere da 1:1 a 4:1; tuttavia, nella dieta occidentale moderna, il rapporto può arrivare fino a 20:1 o più a favore degli Omega-6. Questo squilibrio può promuovere l’infiammazione e aumentare il rischio di malattie croniche.
D’altra parte, l’integrazione è da considerare come un supplemento nei casi in cui l’individuo non possa assumere il giusto quantitativo di Omega-3 attraverso un’alimentazione quotidiana basata su:
- Pesce Grasso: salmone, sgombro, sardine e tonno sono eccellenti fonti di Omega-3.
- Semi di Lino e Chia: questi semi sono ricchi di ALA, un tipo di Omega-3.
- Noci: le noci sono un’altra buona fonte di ALA.
- Olio di Lino: un’ottima fonte vegetale di Omega-3.
- Alghe: per chi segue una dieta vegetariana o vegana, le alghe sono una buona fonte di DHA.
In conclusione, mentre ci sono limiti nelle ricerche sugli Omega-3, i benefici per la salute cardiovascolare, cerebrale, autoimmunitaria e metabolica sono ben documentati. Mantenere un rapporto equilibrato tra Omega-6 e Omega-3 nella dieta è essenziale per ridurre l’infiammazione e promuovere la salute generale.
Antonella Allegrucci
Psicologa, Naturopata, Health Coach, Consulente Nutrizionale

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